#11 STUDIO DI UN'OPERA - LA SCACCHIERA

STUDIO DI UN'OPERA 

La mostra del decostruttivismo a New York
Nel novembre del 1988 a New York si apre una mostra intitolata "Deconstructivist Architecture". Ispirata a Philip Johnson che aveva introdotto in America l'architettura funzionalista attraverso una mostra "The International Style". La mostra presenta rappresentazioni ed argomenti interessanti e convincenti per gli orientamenti futuri del dibattito architettonico e delle opere da realizzare. La mostra è curata da Mark Wigley e presenta 7 grandi personalità: Peter Eisenman, Zaha Hadid, Frank Gehry, un sodalizio di architetti austrici denominati Coop Himmelb(l)au, Bernard Tschumi, Daniel Libeskind e Rem Koolhass.
Tra le componenti del successo possiamo evidenziare sicuramente il MOMA di New York , ma soprattutto è da evidenziare la funzione del titolo della mostra. la parola "decostruttivismo" è piena di echi ed assonanze importanti che svariano dalla letteratura, alla filosofia e alla politica. L'interpretazione della parola, se viene riportata in ambito architettonico, entra in contrasto diretto con il Costruttivismo che si basava sul mondo industriale e che trovava la propria sintassi progettuale nell'assemblaggio e nella meccanica. Nella mostra si gioca con questo duplice aspetto letterario ed architettonico della parola, questo procedimento è aiutato anche da alcune figure che hanno studiato o partecipato in qualche modo alla corrente precedente. Gli architetti di questa mostra innescano un processo che avrà ricadute importanti sull'architettura a venire. Gli anni che seguono presentano una fioritura di opere di architettura che eguaglia pochi altri momenti precedenti. Questo momento si intreccia anche con altri fenomeni, il primo fra tutti è il sistema geopolitico mondiale.


Un mondo aperto
Forte è la presenza di papa Karol Wojtyla, che conosce bene il comunismo dall'interno. Nella prima metà degli anni ottanta diventa presidente Gorbacev, il nuovo leader si presenza con il suo motto di "trasparenza" ed opera sulla censura di libertà di informazione e circolazione delle idee. Nel 1987 Gorbacev propone una "ricostruzione" del paese, ma il processo sfugge di mano. il blocco sovietico usurato da decenni di compressione, alle prime aperture comincia a scricchiolare e si finisce con la Russia ed i paesi del blocco socialista che si liberano del sistema comunista. Data fondamentale è la notte del 9 novembre 1989 con il crollo del muro di Berlino. L'Unione Sovietica si disgrega con l'indipendenza di molti stati della Russia, stessa cosa avviene in Cecoslovacchia con una serie di guerre in ex Iugoslavia. L'Iraq decide di espandersi invadendo il Kuwait, portando gli Stati Uniti nella prima guerra del Golfo. Il cambiamento dei confini, l'apertura di nuovi mercati dà una grande accelerazione alla globalizzazione dell'economia. I paesi dell'oriente vivono una fase di espansione. In questo quadro, assume una grande rilevanza a Berlino Daniel Libeskind, un giovane architetto ebreo di origine polacca. 

Daniel Libeskind
Nato nel 1946 nella devastata Polonia del dopoguerra dall'unione di due genitori profughi dei campi di sterminio. E' un architetto di nuovo stampo, si avvicina all'architettura dalla musica e dall'arte. Si forma a New York dove forte è stata la relazione con Peter Eisenman. Inizia gli studi nella scuola di musica di Israele per poi andare a studiare architettura in America grazie al suo percorso di studi meritevole. Libeskind partecipa alla Biennale veneziana del 1985 e alla Mostra del Decostruttivismo del 1988. In questo periodo viaggia molto tra Europa e America per poi approdare a Berlino. Nella metà degli anni ottanta sperimenta dei congegni ai quali associa dei disegni astratti, simili a partiti musicali che lavorano sulla forza della linea. La forza della linea consiste nella capacità di rompere, estendersi di non chiudersi nei "piani" della tradizione funzionalistica e neoplastica, si muove in questo spazio, schizzando, lacerando, zigzagando in uno spazio nuovo. Questi favolosi congegni vengono esibiti in Italia grazie ad Aldo Rossi ma non vengono apprezzate al meglio.
IBA, City Edge:
Queste linee trovano la loro perfetta collocazione a Berlino, nel progetto per l'IBA berlinese, il City Edge del 1987. E' un edificio lineare e multifunzionale che crea ambiti per la città ambiti per la città nell'intreccio di corpi e sovrapposizioni di funzioni. Nel progetto si nota una stratificazione a layer che riprende l'approccio progettuale di Peter Eisenman. Una differenza importante nel ragionamento tra i due è che Libeskind ne fa un uso drammatico dei leyer, questo significa l'utilizzo di questa tecnica per lui trova il suo significato nel dramma del mondo che non può e non deve rimettere insieme i pezzi. I layer che usa sono "strati" di un mondo lacerato e sono drammaticamente sovrapposti.



Museo Ebraico:
1989: Presentazione del progetto
1999: Fine dei lavori di realizzazione
11 Settembre 2001: Allestimento ed apertura al pubblico
In questo contesto di ricerca elabora il suo più grande capolavoro, la nuova ala del Museo ebraico di Berlino. in questa occasione l'architetto concepisce uno schema di folle novità. la forma del museo non è altro che una linea spezzata e obliqua sul suolo che viene prima compressa e poi aperta verso l'infinito. A questa forma a zigzag viene sovrapposta un'altra figura rettilinea che la incrocia in più punti e la mette in tensione. Gli spazi interni procedono in modo lineare per poi incrociarsi quasi come un labirinto e aprire nuove possibilità. I visitatori del museo lungo il percorso scendono, salgono, si immergono nelle fratture scoprendo spazi a tutta altezza. linee diagonali definiscono delle lacerazioni sui volumi permettendo scorsi di luce naturale dalla membrana metallica esterna. Questa architettura è concepita per comunicare il "dramma", non è una scatola edilizia che asseconda i consumi della società di massa, è un'architettura che si appropria dello spazio.




LA SCACCHIERA

Il passo successivo è quello di entrare a contatto con l'opera scelta. L'elaborato presenta una descrizione dettagliata del Museo Ebraico di Libeskind, in modo particolare lo studio della forma partendo dal simbolo fino alla conformazione che verrà trasformata in architettura. Viene proposta poi il percorso che è stato compiuto sul simbolo che rappresenta la driving force del progetto, ovvero il circuito. Questo viene analizzato in quanto simbolo e trasformato con alcune fasi fino a fonderlo con il Fulmine di "Libeskind".
Le possibilità che vengono generate dall'intersezione del circuito con il "Fulmine" sono molteplici, in seguito verranno riportate alcune soluzioni.









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